Strategie e performance di banche e intermediari finanziari - Strategies and performance of bank and financial intermediaries
26, Apr 2018

Aree di ricerca strategica connesse alla crisi bancaria

Nel corso della Lectio Magistralis tenuta presso l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, in parte commentata nel nostro precedente post (cfr. “Lectio per i banchieri del futuro”), il Governatore della Banca d’Italia dott. Ignazio Visco ha dedicato un’ampia porzione della Lectio (cfr. capitolo III) all’esame dei problemi connessi con il nuovo assetto regolamentare del settore bancario. È un capitolo importante, sul quale riflettere approfonditamente dato che in esso trovano sintesi le molte esperienze che la Vigilanza della Banca d’Italia, e non solo essa, ha acquisito nel corso degli ultimi anni in tema di crisi bancarie.

I principali temi toccati dal Governatore - riduzione e/o condivisione dei rischi in Europa, trattamento prudenziale delle esposizioni delle banche in titoli di Stato, prestiti deteriorati, regole per la gestione delle crisi bancarie - evidenziano implicitamente il possesso di un enorme patrimonio di dati, informazioni e conoscenze che rendono probabilmente l’Italia un caso unico, nel panorama bancario europeo, in termini di ampiezza dei problemi affrontati e, in buona parte, risolti. La sensazione che si prova leggendo questa Lectio è che della buona ricerca è stata già sviluppata sui temi toccati dal Governatore ma che molta di più ne occorrerebbe. Quanto è successo nel sistema bancario italiano nel corso degli ultimi 10 anni dovrebbe rappresentare, per l’intera Europa, un importante bacino di esperienze e conoscenze in tema di crisi bancarie, dato che in nessun altro Paese i problemi sono emersi con una tale ampiezza di forme e di contenuti (poi comunque risolti) come da noi. Al di là di quanto già emerso nelle relazioni e nelle audizioni svolte dagli esponenti delle Autorità di Vigilanza, sarebbe quindi utile dare avvio ad un ampio progetto sistematico di valorizzazione del percorso di risanamento del sistema bancario che l’Italia è riuscita a disegnare nonostante i mille ostacoli inaspettati ed i molti errori compiuti in ogni sede. Le parole del Governatore dovrebbero essere lette non come una difesa dell’operato della Banca d’Italia, ma come insieme di risposte che un ecosistema sottoposto a forti stress è riuscito autonomamente ad elaborare. Il sistema bancario italiano rappresenta, sotto questo profilo, un caso di studio da tenere ben presente se l’Europa desidera sviluppare un approccio vincente allo sviluppo di regole efficaci per incentivare la resilienza delle banche: sarebbe assai utile se la Banca d’Italia proseguisse la produzione di evidenze in tal senso, coadiuvata, ove necessario, da centri di ricerca esterni utili ad esplicitare ed oggettivizzare il grande valore delle esperienze acquisite.

Quali potrebbero essere i temi di ricerca da approfondire? Senza alcuna pretesa di esaustività, la lettura di questo capitolo della Lectio lascia intravvedere le seguenti, principali questioni:

  1. “Regole più stringenti e meccanismi comuni di vigilanza e risoluzione non bastano a prevenire le crisi – anche solo di liquidità – né possono contenerne in maniera adeguata le conseguenze. Occorre riconoscerlo e introdurre i necessari correttivi.” È un tema di governance europea che dovrebbe essere ulteriormente approfondito ed esplicitato: quali sono i limiti dell’attuale quadro di regole e quali correttivi possono essere apportati?
  2. “Il principale canale che lega le sorti delle banche a quelle dell’emittente sovrano è l’economia, non il possesso di titoli pubblici da parte degli intermediari.” Il trattamento prudenziale delle esposizioni delle banche ai titoli di Stato meriterebbe accurate analisi finalizzate non solo ad integrare quanto già emerso in seno al Comitato di Basilea, ma anche a valorizzare le migliori prassi operative che proprio la recente crisi del debito sovrano ha insegnato alle tesorerie delle nostre banche;
  3. “Nel dibattito europeo non abbiamo mai messo in discussione la necessità di ridurre la consistenza di prestiti deteriorati. Abbiamo tuttavia sottolineato la questione della velocità con la quale procedere in questa direzione: costringere gli intermediari a cedere queste attività troppo in fretta e a prezzi troppo bassi, “di liquidazione”, potrebbe rappresentare una fonte di instabilità e darebbe luogo a un indesiderato trasferimento di valore dalle banche agli acquirenti. Non vi è dubbio che quello dei crediti deteriorati sia un problema di rilievo, ma va valutato nelle sue giuste proporzioni.” In tema di emersione e gestione dei NPL l’Italia possiede un primato difficilmente eguagliabile data la natura sistemica, e non solo settoriale, della crisi che le ha generate. Gli ambiti di analisi sono molto ampi e spaziano dalle radici del rischio di credito interni alle banche alle loro carenze organizzative in tema di gestione dei NPL, dalle esogene connesse al quadro di regole e prassi giudiziarie che variamente influenzano la giustizia civile alle possibili forme associative o consortili di gestione dei crediti problematici utili per evitare dispersione di valore, dall’accurata analisi dei fenomeni di superficialità manageriale (quando non di vera e propria malagestio) posti a base di errati affidamenti della clientela alla ricerca di dove si siano accumulati i circa 300 miliardi di euro di sofferenze, dato che certamente tali denari non si sono volatilizzati e che essi rappresentano probabilmente il più importante effetto redistributivo di ricchezza avvenuto nel corso degli ultimi 50 anni in Italia;
  4. “Nella maggior parte dei paesi europei, dove i tempi medi di recupero sono relativamente brevi, queste nuove regole (l’Addendum BCE sui NPL, ndr) incideranno su un numero contenuto di posizioni deteriorate. In Italia e in pochi altri paesi, dove i tempi medi di recupero sono nettamente più lunghi, esse incideranno invece su un ampio volume di posizioni. Per effetto dell’aumento delle rettifiche, ne potrebbe derivare una indesiderata riduzione dell’offerta di credito, in termini sia di costo sia di disponibilità delle banche a offrire prestiti, specialmente non garantiti.” Il tema delle relazioni fra NPL ed impatti sul credito è centrale per le gestioni bancarie. Esso dovrebbe essere molto approfondito e solo la disponibilità di dati ed informazioni desunti dai modelli interni potrebbe dare (come in effetti da …) evidenza empirica circa l’impatto (settoriale e sui criteri di affidamento) connessi all’incremento del rischio di credito;
  5. “In ogni caso, per evitare i costi che ritardi e inefficienze della giustizia civile determinano per il sistema economico, incluse le banche, è necessario agire rapidamente per accorciare i tempi delle procedure di recupero dei crediti nel nostro paese e portarli verso i valori prevalenti in Europa. Al tempo stesso, le banche dovranno proseguire nello sforzo di rendere più efficaci le loro procedure interne.” È un tema sul quale la Banca d’Italia ha già fatto molto, ma sul quale sarebbe necessario intervenire ulteriormente per diffondere le best practices esistenti che si fondano, in buona misura, su un uso estensivo della tecnologia;
  6. con riferimento alle proposte diffuse lo scorso 14 marzo dalla Commissione europea in tema di società nazionali di gestione degli attivi (Asset Management Company, AMC) volte ad acquisire crediti deteriorati dalle banche il Governatore evidenzia quanto segue: “La scarsa chiarezza sui criteri di stima dei valori di mercato (e quindi della linea di confine tra presenza o meno di aiuti di Stato), la complessità del meccanismo, la necessità di prevedere l’adesione obbligatoria allo schema da parte di tutte le banche svuotano la portata delle proposte. Si rischia che questa finisca per essere un’occasione persa.” Anche questo è un tema di analisi importante, forse tardivo ma certamente non inutile se desideriamo che il sistema bancario italiano recuperi, nel corso dei prossimi 10 anni, parte della distruzione di ricchezza che esso ha subito a seguito delle cessioni di NPL a fondi di private equity;
  7. con riferimento alle regole per la gestione delle crisi bancarie il Governatore ha toccato molti temi di immediato interesse per la stabilità del sistema bancario europeo (cfr. pagg. 21-23). L’esperienza italiana può insegnare molto all’Europa ed al SSM e dovrebbe essere accuratamente valorizzata, in primis proprio dalla Banca d’Italia, sia dal punto di vista giuridico che sotto il profilo degli impatti sulla gestione delle banche, sulla clientela e sui mercati. I temi di analisi che potrebbero essere sviluppati riguardano: i) un diverso ruolo della Vigilanza nella gestione della crisi della banca e delle fasi di vita dell’intermediario antecedenti alla crisi; ii) l’inclusione di meccanismi correttivi (e protettivi degli interessi legittimi degli azionisti e dei creditori soggetti a bail-in) rispetto ai meri criteri di valutazione di mercato adottati per le attività e delle passività della banca posta in risoluzione o in liquidazione; iii) una proposta di semplificazione delle regole e delle procedure europee fondata sui molti casi concreti che l’ecosistema finanziario italiano ha attraversato; iv) una più accurata valutazione di impatto del nuovo requisito MREL; v) l’adozione di nuovi strumenti giuridici per la scelta delle modalità di gestione dell’uscita degli intermediari di mercato (se esistono piani di risoluzione perché non immaginare allora anche una sorta di “testamento biologico” per le banche? Perché non definire, al contrario, un portafoglio di “accordi prematrimoniali” tra banche di minori e maggiori dimensioni attivabili solo in caso di situazione di pre-crisi?); vi) una nuova disciplina per le procedure di liquidazione delle banche di minori dimensioni.

Come ha evidenziato il Governatore, “Il rispetto delle regole a tutela del mercato e della concorrenza resta imprescindibile. Ma nel valutare il ruolo pubblico nella prevenzione e nella soluzione delle crisi, anche attraverso gli interventi dei fondi di garanzia dei depositi, vanno attentamente distinte le politiche volte a favorire soluzioni di mercato e a evitare potenziali rischi per la stabilità finanziaria dagli aiuti di Stato effettivamente distorsivi della concorrenza.”.