Strategie e performance di banche e intermediari finanziari - Strategies and performance of bank and financial intermediaries, Tecnologia e cultura digitale - Technology and digital culture
07, Dec 2015

Transparency Excercise 2014-2015 – Seconda Parte: analisi della performance delle banche italiane

Sotto il profilo della performance reddituale a giugno 2015 le banche italiane:
  1. conseguono un rendimento del capitale decisamente inferiore a quello medio delle banche europee: il Return on Regulatory Capital (RoRC) annualizzato è pari al 5,15% rispetto al 9,10% medio delle banche europee. Nonostante la più elevata redditività netta degli asset delle banche italiane (2,76% rispetto al 2,24% medio europeo), il loro minor grado di leva (5,58 vs. 4,91, cfr. la prima parte riportata sotto) e, soprattutto, la loro più contenuta redditività lorda (l'incidenza del risultato ante imposte sul Net Operating Profit risulta pari al 15,28%, quasi la metà rispetto al 27,11% medio europeo, cfr. il successivo punto 3) associata ad un tax rate medio più elevato (31,87% contro il 26,44% europeo) determinano una redditività media del capitale certamente inferiore al suo costo;
  2. risultano caratterizzate da una struttura del Net Operating Profit (NOP) contraddistinta, rispetto al dato medio europeo, da una minore incidenza del margine di interesse (46,25% rispetto al 54,41%), dei dividendi (1,91% rispetto al 2,20%) e dei proventi derivanti dalle attività di trading (9,71% rispetto al 14,06%) cui si contrappongono una più marcata presenza delle commissioni nette da servizi (36,52% rispetto al 26,68%, ben 10 p.p. in più) e degli altri ricavi netti (5,62% rispetto al 2,64%);
  3. conseguono una più contenuta reddività lorda (come evidenziato al precdente punto 1, l'incidenza del risultato ante imposte sul NOP risulta pari a quasi la metà del dato medio europeo) perchè a fronte di un cost/income superiore a quello medio europeo (60,38% rispetto al 59,20%) e ad una minore incidenza sul NOP degli accantonamenti (2,92% rispetto al 3,84% medio europeo), hanno iscritto in conto economico impairment (rettifiche di valore) pari al doppio del dato medio europeo (24,07% rispetto al 12,49%) con un'incidenza degli altri ricavi netti in linea con quella media europea (2,65%).
Tutti i problemi delle banche italiane sono quindi imputabili alle rettifiche di valore su crediti? Ovviamente no. Ci sono molte (altre) aree di intervento sulle quali le banche italiane dovrebbero rapidamente intervenire per ridurre l'impatto dei (troppi) impairment su crediti, quali ad esempio:
  1. espandere il volume degli asset fruttiferi (magari con titoli sovrani di Paesi non appartenenti alla zona euro) e, conseguentemente, aumentare la leva nel rispetto dei limiti regolamentari;
  2. ridurre ulteriormente il costo del funding, che permane in media al di sopra del dato medio europeo, rinforzando il margine di interesse anche tramite una ricalibrazione dei tassi attivi sugli impieghi alle famiglie;
  3. ispessire il contributo fornito dalle attività di trading, ancora lontano dalla media europea, tenendo presente che lo sviluppo delle commissioni attive, già elevato, non potrà proseguire a lungo;
  4. elevare il contributo dei dividendi delle società partecipate e non consolidate (o, in alternativa, disinvestire da esse liberando capitale);
  5. ridurre l'incidenza dei costi operativi (almeno 2 p.p. di cost/income per allinearsi al dato medio europeo ed almeno altri 4 p.p. per attutire l'impatto del rischio di credito. Valore obiettivo: massimo il 55% della definizione EBA);
  6. ottimizzare al meglio il carico fiscale (ovviamente nei limiti consentiti dalle attuali norme fiscali);
  7. iniziare ad attrarre nuovo CET1 per finanziare operazioni straordinarie di riorganizzazione ed acquisizione avendo ben definito l'obiettivo di erogare dividendi agli azionisti.
Potete accede all'Interactive Tool del Transparency Excercise EBA cliccando qui.