ESG
15, May 2022

Il trattamento prudenziale dei rischi ambientali

L’EBA ha da poco pubblicato un discussion paper intitolato “The role of environmental risks in the prudential framework” (che potete scaricare, dal sito dell’EBA, cliccando su questo link) e che apre formalmente una consultazione pubblica di fondamentale utilità per definire le modalità di trattamento dei rischi ambientali in seno ai requisiti prudenziali richiesti alle banche ed alle imprese di investimento (e premessa anche per la prossima definizione del trattamento prudenziale dei concatenati rischi sociali e di governance).

La consultazione si chiuderà il prossimo 2 agosto e, fatto di rilievo, sarà preceduta da un’udizione pubblica il prossimo 17 giugno (questo il link per iscriversi al webinar). È auspicabile che gli operatori e la migliore ricerca contribuiscano in modo determinante alla consultazione.

Come noto, i rischi ambientali stanno cambiando il portafoglio dei rischi che devono essere affrontati dal settore finanziario: tale classe di rischi diventerà ancora più importante in futuro ed interesserà tutte le altre categorie di rischio tradizionali quali, ad esempio, i rischi di credito, quelli di mercato ed i rischi operativi. Si pone quindi la questione di come indurre un’evoluzione dell'attuale quadro prudenziale per tenere conto anche di questi (relativamente) nuovi fattori di rischio.

Il paper in discussione fornisce un'analisi della misura nella quale i rischi ambientali sono attualmente già riflessi nei requisiti di fondi propri del primo pilastro – ad esempio, tramite la determinazione dei rating interni ed esterni, la valutazione degli strumenti finanziari, le garanzie acquisite o le analisi di scenario – e si snoda lungo un approccio basato sul rischio al fine di garantire che il quadro prudenziale rifletta complessivamente tutti i rischi sottostanti e consenta un aumento della resilienza delle istituzioni finanziarie.

Come già anticipato, il discussion paper sottolinea la necessità di un approccio normativo olistico, che deve essere inquadrato in seno al più ampio lavoro dell’EBA nell'area dei rischi ESG. Le determinazioni che saranno assunte a seguito della consultazione pubblica, pertanto, saranno di importanza capitale (sic!) per determinare anche i connessi contenuti dei requisiti di trasparenza, delle pratiche di risk management, dei requisiti di secondo pilastro e dell’entità delle riserve di capitale macroprudenziale.

EBA precisa, en passant, che a suo modo di vedere “The purpose of the prudential framework is not to achieve specific environmental objectives. These could be supported by the risk-based framework, particularly if coupled with other policy actions.” È una osservazione importante, che non sarà mai stressata a sufficienza se si desidera che al sistema finanziario europeo non vengano addossate responsabilità improprie e scomode da gestire in prima persona per la classe politica. Se così non fosse, è verosimile ipotizzare una posizione negletta e del tutto passiva del sistema bancario europeo, il quale si troverà compresso fra l’emersione più marcata dei rischi ambientali e un indebolimento della performance indotta anche dai maggiori costi di analisi dei rischi e da un significativo ispessimento dei requisiti patrimoniali. I soci delle grandi banche europee più svegli ed attenti potrebbero interpretarlo come un vero e proprio bail-in ante litteram.