ESG
03, Dec 2019

L'impatto dei rischi fisici sull'industria finanziaria

«In questo scenario le banche e la finanza sono protagonisti essenziali: la loro stabilità viene posta a repentaglio sia da eventi catastrofici legati al clima (cosiddetto “rischio fisico”), sia dai rischi derivanti dalle stesse azioni intraprese per risolvere il problema in una prospettiva di lungo periodo (cosiddetto “rischio di transizione”) ma, al tempo stesso, si offre alle banche e alla finanza il compito imprescindibile di riorientare i flussi di capitale verso un’economia sostenibile attraverso finanziamenti erogati direttamente e nell’ambito dell’attività di consulenza a favore di investitori ed emittenti»

Con queste parole (evidenze del testo mie) il dott. Paolo Marullo Reedtz, Capo del Dipartimento Mercati e sistemi di pagamento della Banca d’Italia, ha evidenziato, in estrema sintesi, i rischi ai quali è esposto il sistema finanziario, parole contenute in una prolusione molto interessante pronunciata in occasione dell'ICMA and ASSIOM FOREX Conference lo scorso 28 novembre 2019 ("Rischi climatici, finanza e banche centrali", che potete scaricare direttamente dal sito della Banca d'Italia cliccando qui).

Come noto, il rischio fisico è quello che "si materializza nei costi che eventi naturali estremi impongono in termini di vite umane e di distruzione di infrastrutture pubbliche e private, suscettibili di provocare cadute dei livelli di produzione o anche danni permanenti alle potenzialità di crescita delle economie." Le perdite subite da imprese e famiglie e la riduzione del valore delle attività materiali, immateriali e culturali possono riflettersi, tra l'altro, in un deterioramento della loro capacità di servire il debito e del valore delle garanzie reali prestate.

I mutamenti climatici, pertanto, possono:

- ridurre, anche indirettamente, la crescita, effettiva e potenziale, dell’economia;

- modificare, in maniera permanente o definitiva, la produttività dei fattori;

- sottrarre spazi fisici e logici alla produzione, con riferimento alle aree a maggior rischio, elevando i costi di quelle maggiormente "sicure";

- alterare la domanda e la disponibilità di fonti energetiche, nonchè la certezza della continuità di fornitura delle risorse (acqua, luce e gas in primis);

- incidere sulla formazione dei prezzi in specifici comparti particolarmente colpiti;

- colpire il reddito, la ricchezza e la percezione della sicurezza delle famiglie;

- aumentare il grado di incertezza nel quale le imprese sono chiamate a operare le scelte di investimento, date le incognite sull’evoluzione nel tempo del cambiamento climatico, sulla sua ampiezza e sull’intensità e la durata dei relativi effetti.

Con riferimento all'industria finanziaria, la materializzazione dei rischi fisici determina:

1. una drastica caduta del valore dei collaterali e delle attività finanziate o poste a garanzia dei finanziamenti per molti intermediari finanziari, in particolare nelle aree geografiche connotate da maggior rischio climatico o nei settori più esposti alla forniture che provengono da tali aree;

2. un rilevante impatto sulle passività delle imprese di assicurazione, a causa dell’aumento delle frequenza e dell'intensità degli eventi climatici e legati alle mutazioni delle condizioni metereologiche che possono determinare almeno due tipi di danni fisici:

- danni diretti alle proprietà, alle persone ed ai beni assunti in locazione;

- danni al commercio ed alle catene del valore, siano essi relativi a singoli distretti o al commercio internazionale.

L'adattamento ai rischi fisici può ridurre l'esposizione delle banche e degli assicuratori al rischio fisico, ma è molto verosimile che lo rindirizzi direttamente verso altri attori dell'industria finanziaria o, indirettamente, ad altri agenti economici connessi all'industria finanziaria.

Se, quindi, nuovi modelli di analisi dei rischi hanno certamente migliorato le capacità di previsione e gestione del rischio fisico (e dei prezzi delle relative coperture assicurative), dal punto di vista delle economie, considerate nel loro complesso, vi è il rischio che buona parte delle perdite possano diventare del tutto inassicurabili. 

"Ad esempio, le proprietà nelle aree vulnerabili alle inondazioni, agli incendi o agli uragani stanno diventando sempre più difficilmente assicurabili o molto più care da assicurare. Ciò potrebbe aumentare i costi per le famiglie e le società non finanziarie nonché per i governi nei casi in cui essi fungono da assicuratori finali."

In quale misura questa classe di rischi e questi fattori sono presi in esame dalle imprese e dalle banche nella definizione delle loor strategie e politiche aziendali? Quali politiche attive di mitigazioni possono essere assunte ed implementate, posto che parte delle coperture assicurative oggi esistenti è destinata a risultare antieconomica se non addiruttura indisponibile? E quali attori della logistica aziendale sono meglio attrezzati per mitigare i rischi fisici? Come è evidente, la correlazione tra rischi fisici e creazione di valore è sempre più stringente e di difficile risoluzione....