Varie
11, Dec 2010

Euro(pa) addio?

Probabilmente si, con questa generazione di politici. Stupisce non poco che anche Dani Rodrik, che non può certo essere qualificato come economista allineato con il Washington Consensus, abbia sottolineato in due articoli comparsi sul suo blog (che trovate tradotto in italiano sul sito del Sole 24 Ore cliccando qui) e su Project Syndacate i timori di uno sfaldamento dei confini dell'impero dell'euro (Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo). Se poi si valuta con pacatezza e profondità quanto riportato dal Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, dott. Ignazio Visco, alle Commissioni riunite Bilancio e Programmazione economica lo scorso 1o dicembre (“La riforma della governance economica europea”) appare evidente che la crisi finanziaria ha mostrato al mondo l'incapacità di buona parte della classe politica europea di saper riconfigurare rapidamente Stati, politiche economiche e gli stessi contenuti della politica. Quali soluzioni possibili? Il dott. Visco conclude il suo intervento sostenendo che "Le politiche pubbliche devono ora mirare a rafforzare il potenziale di crescita dell’economia, favorendo la competitività delle imprese e la produttività, migliorando la qualità dei servizi pubblici e della regolamentazione. Una crescita soddisfacente è condizione necessaria per il consolidamento strutturale dei conti pubblici e il conseguimento della stabilità finanziaria", dopo aver più volte rimarcato che "gli effetti della crisi e le perduranti tensioni sui mercati finanziari hanno reso manifeste le carenze nel governo economico dell’Unione europea. L’interdipendenza creata dalla moneta unica richiede un maggiore coordinamento delle politiche economiche e di bilancio tra i paesi dell’area dell’euro". Non pare che queste due direzioni di lavoro siano difficili da realizzare e, più in generale, non dovrebbero mancare in Europa intelligenze, anche assai acute, per immaginare come tradurle in realtà. La crisi finanziaria può rappresentare una grande opportunità per riaprire il Cantiere Europa. Ma provate a parlarne con qualche politico, ascoltate con attenzione le sue analisi e proposte di politica economica e sociale, fatevi candidamente pervadere dal suo inconcludente e schizofrenico populismo e pietismo sociale e capirete perché l'Europa, e l'euro, sono davvero a rischio.