Strategie e performance di banche e intermediari finanziari - Strategies and performance of bank and financial intermediaries
22, Jan 2018

Alcune riflessioni in tema di patrimonializzazione del sistema bancario italiano

La martoriatissima storia del sistema bancario italiano può essere colta in pochi secondi se si esaminano i dati riportati nella tavola 2.17 contenuta nell'Appendice Statistica dell'ultimo numero del Bollettino Economico della Banca d'Italia, che riporta i valori del patrmionio di vigilanza e dei requisiti patrimoniali relativi agli ultimi 5 semestri terminanti a giugno 2017.

Nonostante gli ingenti aumenti di capitale portati a compimento nel corso degli ultimi anni, in termini assoluti a giugno 2017 il Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 - CET1) - e cioè il capitale di qualità primaria, così come definito dall’art. 4 del regolamento UE/2013/575 (Capital Requirements Regulation, CRR) che è costituito dal capitale sociale, dai sovrapprezzi di emissione, dalle riserve di utili e di capitale, dalle riserve da valutazione, dai "filtri prudenziali" al netto delle seguenti deduzioni: perdite infrannuali, avviamento ed altre attività immateriali, azioni proprie detenute anche indirettamente e/o sinteticamente e impegni al riacquisto delle stesse, partecipazioni significative e non nel capitale di altri soggetti del settore finanziario detenute anche indirettamente e/o sinteticamente, attività fiscali
differite, esposizioni verso cartolarizzazioni e altre esposizioni ponderabili al 1250% e dedotte dal capitale primario - ammontava a 177,1 miliardi di euro, il 6,4% in meno rispetto al dato del giugno 2015 ma in aumento del 4,8% rispetto al dato di dicembre 2016 che, nella breve serie considerata, rappresenta il punto di minimo. 

Il Capitale di classe 1 (Tier 1 - T1) - che oltre al CET1 considera anche il Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 - AT1) costituito dagli strumenti di capitale aggiuntivo di classe 1 e dai relativi eventuali sovrapprezzi al netto gli eventuali strumenti di AT 1 propri detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente
e gli impegni al riacquisto degli stessi, nonché gli strumenti di capitale aggiuntivo, detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente, emessi da altri soggetti del settore finanziario nei confronti dei quali si detengono o meno partecipazioni significative - a giugno 2017 risultava pari a 188,1 miliardi di euro, solamente 11 miliardi in più rispetto al CET1 alla medesima data (+6,3%), in flessione del 3,6% rispetto al dato di giugno 2015 ma in aumento del 6,4% rispetto a quello di dicembre 2016.

Il Totale dei fondi propri - che oltre al Tier 1 ricomprende le passività subordinate le cui caratteristiche contrattuali ne consentono l'inquadramento nel Tier 2, inclusi i relativi eventuali sovrapprezzi di emissione, al netto di eventuali passività subordinate proprie detenute anche indirettamente e/o sinteticamente e gli impegni al riacquisto delle stesse, nonché degli strumenti di T2, detenuti anche indirettamente e/o sinteticamente, emessi da altri soggetti del settore finanziario nei confronti dei quali si detengono o meno partecipazioni significative - a giugno 2017 ammontava a 219,6 miliardi di euro, 31,3 miliardi in più rispetto al Tier1 (+16,6%), in flessione del 5,1% rispetto a giugno 2015 ma in aumento del 5,1% rispetto al dato di fine 2016.

A fronte della riduzione delle attività ponderate per il rischio, a giugno 2017 i coefficienti patrimoniali medi risultavano essere i seguenti: CET1 12,5%, Tier1 13,3% e Total Capital 15,5%, tutti valori che risultano, seppur di poco, quelli massimi delle rispettive serie di dati semestrali considerati.

Dobbiamo tenere presente, come ci informa il Bollettino Economico, che "Alla fine di settembre il capitale di migliore qualità (common equity tier 1, CET1) dei gruppi significativi era pari al 13,2 per cento delle attività ponderate per il rischio, in forte incremento rispetto al valore di giugno (11,8 per cento). A tale andamento hanno contribuito l’operazione di ricapitalizzazione precauzionale del gruppo Monte dei Paschi di Siena (per circa 80 punti base) e il perfezionamento della cessione di un ramo di azienda da parte del gruppo UniCredit."

Cionondimento, a livello aggregato ed in termini di coefficienti patrimoniali medi, pare evidente che:

- gli ampi sforzi di ricapitalizzazione, conseguiti con sucesso dal sistema bancario italiano nel corso degli ultimi anni, sono stati in buona misura erosi dalle perdite (senza considerare quelle assunte dallo Stato) e si sono tradotti solo in parte in aumenti dei livelli di patrimonializzazione utili ai fini di vigilanza;

- come avviene in media nella zona euro, il miglioramento dei coefficienti patrimoniali è derivato principalmente dalla riduzione degli attivi ponderati per il rischio. Viè da chiedersi se tale miglioramento sarebbe sufficiente a fronte di una ripresa economica che tira credito o ad uno scenario tassi che incida sul rischio di mercato;

- esistono comunque ampi margini per aumentare sia AT1 che T2, attualmente non particolarmente utilizzati ai fini di patrimonializzazione, se il mercato è pronto ad assorbirli;

- restano da valutare quali saranno nel 2018 gli impatti di Basilea 3 e degli IFRS9, dato che le nuove regole sul capitale delle banche (Basilea 3), così come definite in ambito europeo dalla direttiva UE/2013/36 (Capital Requirements Directive, CRD4) e dal regolamento UE/2013/575 (Capital Requirements Regulation, CRR) in Italia saranno pienamente in vigore proprio dal 1° gennaio 2018 (cfr. Circolare n. 286 della Banca d'Italia);

- restano da valutare, anche e sopratutto, quali saranno gli impatti patrimoniali, diretti o indiretti, delle cessioni di NPL attese nel corso del prossimo biennio e richieste, a ragione e con fermezza, dal SSM di BCE.

Nonostante gli enormi ed eroici sforzi portati avanti nel corso della Grande Crisi da parte della nostra Vigilanza, tema che di per sè richiederebbe un accurato approfondimento che vada ben oltre alle facili critiche di certa stampa, è evidente che il modello di business che le banche italiane avevano elaborato sino all'avvio della Grande Crisi non pare in alcun modo compatibile con la tanto conclamata sana e prudente gestione.