Strategie e performance di banche e intermediari finanziari - Strategies and performance of bank and financial intermediaries
21, Jan 2018

Numerator Bankers

I risultati conseguiti dalle banche italiane nel corso dei primi 9 mesi del 2017, così come presentati nell'ultimo Bollettino Economico pubblicato dalla Banca d'Italia, sono così riassumibili:

- margine di interesse: - 3,1%;

- altri ricavi (comprensivi di commissioni nette e ricavi da negoziazione): + 5,1%;

- margine di intermediazione: + 1,1%;

- costi operativi: -1,2% (grazie alla flessione dei costi del personale);

- cost/income: 65,9% (-2,4 p.p. rispetto all'analogo periodo del 2016);

- risultato di gestione: +5,9%;

- rettifiche di valore: - 11,6%;

- ROE annualizzato: 4,4% (che si eleva al 9,0% con le operazioni di consolidamento realizzate nel primo semestre stare 2017);

- CET1: 13,2% (grazie, in particolare, a MPS ed Unicredit).

Sulla base di questi elementi e dei dati e informazioni contenuti nel capitolo 2.7 del Bollettino, quali riflessioni strategiche generali possono essere abbozzate?

Sul fronte NPL e costi operativi vi è ancora molto da fare, ma le cessioni a sconto di sofferenze o i tagli indiscriminati di filiali e dipendenti non possono rappresentare la soluzione più efficiente nel medio periodo, nè tantomeno potranno rappresentare una solida base per la ripresa della reddività la riduzione delle rettifiche di valore o l'emersione di riprese di valore su crediti.

La Grande Crisi finanziaria e lo sviluppo della tecnologia hanno interamente ridisegnato il mercato al quale le banche si rivolgono: in futuro, le imprese non avranno probabilmente più bisogno di tutto il credito bancario del quale esse avevano avuto necessità prima della Grande Crisi e le famiglie potrebbero assurgere al ruolo di principali prenditori di credito (a novembre 2017 gli impieghi alle famiglie risultavano pari all'85,2% di quelli concessi alle imprese). Ciò significa che anche le forme del rischio di credito saranno radicalmente trasformate, che vi sarà necessità di filiali la cui missione sarà rivolta alle famiglie e che dovranno essere gestiti accuratamente ogni fattore di rischio e di profitto connessi al mondo dei privati.

Per quanto possa risultare prematuro, la raccolta attinta dall'Eurosistema (a novembre 2017 ben 252 miliardi, che scondono a 116 miliardi al netto delle attività verso Eurosistema) dovrà essere, prima o poi, sostituita da forme di funding da clientela a medio termine, un tema da iniziare a rispolverare finchè i tassi di interesse sono bassi ed in attesa di una ricomposizione per scadenza del passivo coerente con l'espansione del credito alle famiglie.

Per ultimo, imprese e clientela privata richiedono nuovi approcci, nuovi strumenti e nuovi supporti che le banche stentano ancora ad offrire poichè esse non riescono ancora a sviluppare una nuova visione della propria missione, strette come sono tra la gestione dei NPL e quella degli esuberi di filiali e personale. I banchieri che credono di poter guadagnare grazie a NPL e taglio dei costi operativi sono fuori strada e ricordano molto i "denominator manager" citati da Gary Hamel in "Competing for the future", cioè quei manager che per elevare un qualsiasi indice di redditità lavorano cinicamente solo sul denominatore. Come sostengono i veri imprenditori, non si guadagna tagliando i costi.

Le banche italiane (come del resto il Sistema Italia) hanno notevoli possibilità di fare ricavi e profitti se solo sapessero come aprire il loro modello di business alle nuove esigenze del mercato e/o se fossero capaci di mobilitare ed utilizzare le risorse umane, quelle immateriali e quelle materiali delle quali esse già dispongono ampiamente. Ma solo i "numerator bankers" hanno la consapevolezza di questo.