Corporate finance
17, Jan 2018

Aliquota fiscale pari al 25 per cento per tutti!

Come noto a tutti, il prof. Nicola Rossi ha pubblicato sul Sole 24 Ore dello scorso 25 giugno 2017 un'articolata proposta tesa ad introdurre nel nostro Paese un diverso regime di tassazione.

In buona sintesi, la proposta del prof. Rossi e dell'Istituto Bruno Leoni può essere così sintetizzata:

"Bisogna trovare il coraggio di cambiare, lasciandosi alle spalle una stagione di politica tributaria la cui cifra è l’assenza di un disegno o, più precisamente, il disinteresse verso un qualsivoglia disegno. All’Istituto Bruno Leoni abbiamo elaborato una proposta di riforma così sintetizzabile:

(i) una sola aliquota – pari al 25% - per tutte le principali imposte del nostro sistema tributario (IRPEF, IRES, IVA, sostitutiva sui redditi da attività finanziarie);

(ii) abolizione dell’IRAP e dell’IMU;

(iii) introduzione di un trasferimento monetario – il “minimo vitale” – differenziato geograficamente, indipendente dalla condizione professionale dei singoli ma non incondizionato e contestuale abolizione della vigente congerie di prestazioni assistenziali o prevalentemente assistenziali;

(iv) ridefinizione delle modalità di finanziamento di alcuni servizi pubblici (ed in particolare della sanità) mantenendo fermo il principio della gratuità del servizio per la gran parte dei cittadini ma imputandone, ai soli cittadini più abbienti, il costo (in termini assicurativi) e garantendo loro contestualmente il diritto di rivolgersi al mercato (opting out). "

A seguito di tale proposta si è sviluppato un interessante ed articolato dibattito cui ospitato dalle pagine del Sole 24 Ore e raccolto in questo dossier.

Ciascun contribuente può verificare (in termini generali) gli impatti dell'introduzione di questa proposta collegandosi all'apposito sito predisposto dall'Istituto Bruno Leoni e per l'appunto denominato 25 per tutti.

E' ben chiaro a tutti che l'introduzione di una tale proposta, come evidenziato dalla lettera al FT del prof. Nicola Rossi dello scorso 12 gennaio 2018, ridurrebbe i privilegi fiscali dei molti che beneficiano di macchinose scappatoie legali per non pagare le imposte e richiederebbe una parrallela revisione della struttura dei costi improduttivi sostenuti dallo Stato, impedendo di fatto l'azione di una fondamentale leva della politica nostrana.

L'introduzione di una radicale riforma fiscale rappresenta pertanto un fondamentale esercizio di giustizia sociale (basta far pagare, sempre e tutto, ai soli ceti medi) e potrebbe riannodare il patto fra cittadini e Stato, rapporto definitivamente entrato in crisi con la riforma delle pensioni ed oggi del tutto sbilanciato a favore di uno Stato contestato dalla maggioranza dei cittadini, con rilevanti impatti politici attesi alle elezioni del prossimo 4 marzo 2018.