Varie
22, Jun 2011

Giovani e creazione di valore

Il tema del lavoro per i giovani è particolarmente importante per il nostro Paese, che di giovani ne produce pochi, molti dei quali sono oggettivamente fin troppo bravi per il contesto nel quale si trovano a vivere le prime esperienze professionali. Le difficoltà possono rinforzare il carattere, ma la descrizione della situazione nella quale si dibattono i giovani che emerge dalla relazione che il dott. Fabrizio Saccomanni, DG della Banca d'Italia, ha pronunciato al 41° convegno dei giovani imprenditori di Confindustria – relazione intitolata per l’appunto “La generazione esclusa: il contributo dei giovani alla crescita economica” - appare per molti aspetti davvero desolante. Che fare? Ce lo chiediamo in molti in Università, è uno degli obiettivi che ha portato alla nascita dell’associazione Prospera (vedi il link nella homepage) e molto probabilmente ciascuno di noi è a conoscenza di clamorosi abusi in tema di utilizzo dei contratti di lavoro che penalizzano giovani risorse umane di valore e intenzionate ad imparare. Le riforme che propone Saccomanni nelle conclusioni del suo intervento – che potete scaricare direttamente dal sito della Banca d’Italia cliccando qui – sono ampie e profonde e mirano ad operare razionalmente sulla miopia, sulla voragine di diottrie che ha bloccato lo sviluppo dell’economia italiana nel corso degli ultimi 15 anni. In particolare, è nostra opinione che sia proprio il mondo delle imprese che deve muoversi e che ha la responsabilità di aiutare a sviluppare la prossima generazione di talenti. Cosa ciò significhi, in termini molto concreti ed operativi, è stato ad esempio illustrato da Randall L. Stephenson, presidente e CEO di AT&T, in un recente contributo (“Competitive Crossroads – The Critical Relationship between Business and Education”) pubblicato nel bilancio dell'esercizio 2010 di The Conference Board, costituito da sole 2 pagine di tabelle e da 34 pagine di interviste e sintesi delle iniziative portate avanti nel corso dell’anno dalla società. Stephenson, in buona sintesi, sostiene che il mondo delle imprese ha la responsabilità di aiutare gli studenti a comprendere come i successi a scuola possono aiutare a conseguire importanti sviluppi di carriera, ha il dovere di imporre la propria presenza in ogni discussione concernente lo sviluppo del sistema educativo nazionale (anatema nel nostro Paese!) e ha la responsabilità morale di assicurare che le giovani generazioni siano ben equipaggiate per competere ad alto livello nel mondo di domani. Inoltre, aggiungiamo noi, un Paese nel quale le PMI sono tante ha forse più possibilità di trasmettere ai giovani esperienze dirette e conoscenze utili su mercati e prodotti. Utopie? Probabile, ma se si desidera non invecchiare, coltivare alcune utopie è probabilmente la migliore cura antiage.